
Napoleone e Milano, 200 anni di odio e amore
Il 5 maggio 1821, nel giorno in cui sulla sperduta isola di Sant’Elena, un pezzo di impero britannico in mezzo all’Atlantico, chiude per sempre gli occhi al mondo l’uomo più temuto, osannato e odiato del ecolo, i milanesi ancora non sanno nulla.
Ci vorranno giorni perché la notizia rimbalzi via Parigi nella città palcoscenico delle glorie italiche di Napoleone Bonaparte, generale rivoluzionario, poi imperatore e re e infine reprobo della restaurazione.
Duecento anni fa il popolo ambro1siano era tornato alla pace del lavoro, silenzioso, uguale da un millennio. L’imperatore, quello di Vienna, si era ripreso il suo ducato nel frattempo promosso a regno e unito a Venezia. Ma ai contadini importava solo che le guerre fossero finite.
Dal monumento bianco e imponente creato dal Cagnola per i francesi, all’inizio della strada del Sempione che portava Oltralpe, era rapidamente sparito il bassorilievo in cui figurava il piccolo francese con la Corona Ferrea del regno d’Italia. E più tranquillamente l’arco era di-
ventato quello della Pace, omaggio al nuovo padrone.
Articolo completo di Guido Bandera pubblicato su Il Giorno, 5 maggio 2021